Spirito libero, amante della montagna e dell’avventura, intraprendente, coraggioso, curioso; mentre racconta le sue avventure, le parole disegnano immagini nitide nella tua mente, quasi come se riuscissi a vedere quel ragazzino che si accompagnava a escursionisti adulti tra sentieri inesplorati e ripidi per appagare la sete di curiosità e di conoscenza che ancora oggi pervade ogni parte del suo essere.
Il tutto condito da un’umiltà estrema, una caratteristica che non sempre è scontata in campioni di spessore come lui e che lo rende una persona piacevole da ascoltare e un modello di riferimento per chiunque.
Abbiamo raggiunto sulle fredde vette del Trentino, Omar Oprandi, bergamasco di origine, Guida Alpina, ma soprattutto grande campione di Scialpinismo.
- Omar parlaci un po’ di te
Classe ’65, vivo in Trentino da tantissimi anni, ma sono nativo bergamasco; ho sviluppato ulteriormente la mia esperienza per tutte le attività che riguardano la montagna perché dal 1997 sono diventato Guida Alpina. La mia passione è da sempre lo Scialpinismo, quindi uso di sci, bastoni e scarponi per salire in montagna d’inverno e riscendere, poi, sciando sulla neve fresca, possibilmente fuori e lontano dagli impianti.
Già da piccolo, spinto da una forte curiosità, amavo arrivare in cima per guardare dall’altra parte e ancora oggi cerco di scovare e percorrere itinerari nuovi e mai esplorati, per poi fare da Guida agli escursionisti, relazionare le mie attività sui social e in libri/guide cartacee. Ho anche raccolto itinerari ed esperienze nel mio libro “Scialpinismo classico e moderno nelle Dolomiti di Brenta”. 130 itinerari anche con ciaspole”.
- Come nasce la tua passione per la montagna e lo scialpinismo?
La passione mi è stata trasmessa da mio padre, un semplice escursionista che amava tanto la montagna e mi portava sempre con sé; mia madre era originaria di un paesino a 1000 metri di quota sulle Orobie, le prime montagne bergamasche appena dopo la Pianura Padana, che si affacciano sulla Valtellina. Quindi sin da piccolo ho percorso le montagne dapprima con semplici escursioni e camminate, per poi praticare l’arrampicata e lo scialpinismo, verso i 13 anni.
Con il tempo l’amore per le vette è diventato un modo per misurarmi con me stesso e conoscermi profondamente.
- In che modo?
Quando si è a contatto con la natura, con i pericoli che nasconde, con la fatica che il percorso prevede, ci si sente e ci si ascolta un po’ di più.
Qualsiasi sport che ti isola dalla normalità e dalla quotidianità, ti mette alla prova e ti invoglia a misurarti con te stesso; impiegare un minuto in meno rispetto alla volta precedete sullo stesso percorso, andare alla scoperta di posti nuovi diventano obiettivi non solo a livello sportivo ma a livello personale per confrontarsi con le proprie potenzialità e superare continuamente quelli che possono essere considerati limiti.
- Parlaci di Omar atleta
La conoscenza della montagna sin da piccolo, la passione per gli sport invernali, la voglia continua di misurarmi e di scoprirmi mi ha portato verso i 18/19 anni ad affacciarmi al mondo delle competizioni in montagna, prima estive, e poi invernali.
Così ho iniziato nell’89 a competere nelle prime gare di scialpinismo dove mi trovavo perfettamente a mio agio, tanto che fin da subito, nei primissimi anni ’90 ho raggiunto il podio praticamente tutte le domeniche. Allora le gare si disputavano in coppia. Ho all’attivo un centinaio di primi posti nelle maggiori competizioni, Europee e di Coppa del Mondo anche se allora non erano nemmeno riconosciute ufficialmente. Tra il 94 e il 99 ho vinto quasi tutte le gare più prestigiose come il Trofeo Mezzalama, il Sellaronda, la Coppa delle Dolomiti e la Coppa Italia.
Ho vissuto queste vittorie come una cosa naturale, ero a mio agio, sentivo che tutto il mio corpo era predisposto per quel tipo di competizione, non mi pesava l’allenamento anche nelle condizioni più rigide e mi accorgevo che riuscivo a vincere anche con qualche allenamento in meno rispetto ai miei avversari.
Magari era la fortuna di riuscire ad allenarmi nei tempi e nei modi giusti, anche perché allora non esisteva una preparazione per così dire “scientifica”, lo scialpinismo non era molto conosciuto.
- Ma un campione è un campione, la fortuna centra poco non credi?
Indubbiamente, il campione ha uno spirito di sacrificio altissimo, si allena in qualunque condizione, sa di dover essere sempre preparato più degli altri, ha un’indole diversa che lo porta ad essere costante e coerente con se stesso e con lo sport che pratica.
Inoltre, bisogna conoscere se stessi profondamente, per migliorare continuamente performance e tecnica.
- Perché le gare di scialpinismo agli inizi si facevano in coppia?
Tutti gli sport di montagna, lontani dagli impianti e nella natura incontaminata, nascondono rischi e pericoli inaspettati. Andarci in coppia da una sicurezza maggiore; avere un compagno nelle gare di scialpinismo diventava, dunque, fondamentale
Negli anni ’90 sono state introdotte le gare individuali perché divenne chiaro che l’atleta gareggiando da solo riusciva ad esprimere al massimo le sue potenzialità.
Questo nel mio caso è stata una fortuna perché, complici gli allenamenti costanti e fatti in un certo modo, riuscivo ad essere il “vero Omar”, con quel passo in più che nella gara di coppia era limitato.
È arrivato così il boom delle mie vittorie; 95, 96, 97 sono stati i miei anni migliori.
- E della tua passione ne hai fatto un lavoro.
Nello scialpinismo, agli inizi, non c’era la squadra nazionale, né i professionisti; oggi c’è una nazionale che raccoglie atleti nei corpi militari e non.
Io e i miei compagni dedicavamo 8 mesi all’anno alla preparazione e all’allenamento (da fine agosto ad aprile) e alle competizioni distribuite nei mesi invernali.
Inoltre lo scialpinismo fatto in alta quota, vicino ai 4000 m, parliamo di vette come il Monte Bianco e il Monte Rosa, è praticabile anche nei mesi di maggio e giugno. Senza contare le varie escursioni che si facevano nei mesi estivi anche solo per tenersi sul pezzo e per passione.
Dal 1997, poi, sono diventato Guida Alpina, una professione vera e propria con fin tanto di Albo professionale apposito, riconosciuto a livello mondiale. Le Guide Alpine sono professionisti che accompagnano e insegnano le tecniche relative a tutti gli sport di montagna, quindi alpinismo, scialpinismo, arrampicata etc.
- Quanto conta l’attrezzatura giusta nello scialpinismo?
Direi che è fondamentale; senza l’attrezzatura adatta, alcune volte, non si arriverebbe nemmeno sulla vetta. Per esempio, se sono su un pendio ghiacciato, o di neve molto dura, senza ramponi non riuscirei a proseguire.
Più si alza l’asticella, più l’obiettivo è ambizioso, maggiore è la necessità di avere attrezzature e abbigliamento performanti che possano ottimizzare al massimo allenamento, preparazione fisica e potenzialità.
- Qual è il tuo prossimo obiettivo
Di sogni nel cassetto ce ne sarebbero tanti, ma per ora, ho più che altro in mente di lavorare a un altro libro che abbia come protagonista la catena del Monte Baldo, un massiccio montuoso delle Prealpi Gardesane, e tutta la catena di montagne che rimane tra la Valle dell’Adige e il lago di Garda; sono più di 42 km di catena montuosa, con più di venti cime, di cui una quindicina sopra i 2000 metri.
È il mio prossimo lavoro per portare a conoscenza nuovi itinerari di scialpinismo.
Noi di Inout Sport attendiamo con impazienza questa nuova uscita.