Abbiamo raggiunto a telefono Lorenzo Tiezzi, classe ’72, fiorentino di nascita, bresciano di adozione, volto noto del trail running, personaggio poliedrico, solare, in tutto quello che fa.
Oltre a essere da sempre un grande sportivo, Lorenzo nella vita si occupa di ufficio stampa e relazioni con i media, nell’ambito spettacolo, musica e intrattenimento, un lavoro che gli consente di conciliare impegni quotidiani con la sua grande passione per il trail.
- Lorenzo raccontaci la tua passione per lo sport e come sei finito nelle fila dell’ultratrail.
Sono sempre stato appassionato di sport sin da bambino e devo dire che i miei genitori me li hanno lasciati provare quasi tutti. In particolare ho fatto nuoto e pallanuoto arrivando a far parte della squadra di pallanuoto del Cus Firenze e della Rari Nantes Florentia. Di lì poi sono passato ad insegnare nuoto ai bambini e ai ragazzi e questa esperienza mi ha dato molto in termini di soddisfazione e crescita personale.
Da circa una decina di anni mi sono appassionato al mondo dell’ultratrail che mi consente di coniugare l’amore per la natura e per il bello a uno sport dove finalmente non c’è uno spirito di competizione costante ma piuttosto di condivisione e di sfida con se stessi e i propri limiti.
Nel novembre 2013 ho corso la mia prima maratona e negli anni successivi ho raggiunti record personali molto soddisfacenti.
- Quale è stata la tua ultima gara?
Ho fatta la Via degli Abati, (16-18 aprile 2021), ho corso la 125 km, portandola a termine senza grandi risultati come tempo di gara, ma a livello di preparazione fisica e mentale sì.
Prima ancora ho corso anche l’ultratrail dei Castelli Bruciati nel Monferrato.
- Cosa ti piace dell’ultratrail?
Nell’ultratrail l’importante è finire la gara con il sorriso, per la maggior parte di noi “umani” non conta il tempo di gara, ma portarla a termine, gestendo al meglio il proprio corpo, le energie, la mente.
Nell’ultratrail è importante stare sempre sul pezzo, presente a te stesso per evitare incidenti e cadute. La corsa in mezzo alla natura è lunga e faticosa, vince comunque la natura anche se tu sei stato bravo a gestire il tuo corpo e le tue forze. Stare in mezzo alla natura è una sorta di medicina, un tornare alle origini, ascoltare il proprio ritmo e fonderlo con quello della natura. Le lunghe distanze ti insegnano a saper ascoltare il tuo corpo, e proprio quando pensi di non farcela, ecco che scatta un meccanismo interiore che ti dà l’energia, la motivazione e il passo giusto per non arrenderti e andare avanti. Ovviamente bisogna anche essere intelligenti e capire quando è il momento di ritirarsi davvero per evitare incidenti e infortuni più gravi.
Inoltre il bello di queste gare è che riesci a scoprire luoghi dell’Italia bellissimi ma nascosti, poco conosciuti e pubblicizzati ma infinitamente suggestivi, come il Castello dei Bardi, sul percorso della The Abbots’ Way. Ci sono arrivato all’alba e la bellezza della fortezza mi ha commosso.
L’ultratrail serve anche a questo; non è un ambiente sportivo “commerciale” ma gli organizzatori delle varie gare promuovono il territorio, le bellezze artistiche e le specialità, cercando di esaltare lo spirito del luogo e l’orgoglio comunitario.
- In gara ti abbiamo visto usare i bastoncini Ergocurve N&W Curve, come li hai conosciuti?
Prima degli Ergocurve non ho mai usato bastoncini. Li ho conosciuti tramite un amico avvocato, trailer come me, che mi ha convinto a provarli. E devo dire che il suo consiglio è stato provvidenziale. Ho da subito riscontrato dei benefici, soprattutto quando ho capito come usarli al meglio. Dopo solo 2 settimane per me erano diventati uno strumento indispensabile in allenamento e in gara e ormai sono 3 anni e mezzo che li utilizzo.
Oltre a tutti i benefici in termini di ergonomia, di scarico del peso, riduzione della stanchezza e del dolore, hanno una cinghia comodissima che ti consente di buttarli dietro le spalle con facilità e con un peso davvero minimo. Fulvio Chiocchietti, l’inventore, ha fatto davvero un gran lavoro per tutti noi.
Gli Ergocurve sono a tutti gli effetti uno strumento d’avanguardia ancora poco conosciuto purtroppo, ma destinato ad avere grande successo. Alla Via degli Abati, per esempio, ho visto molti atleti utilizzarli. Hanno un prezzo giustissimo per la loro validità. Io li consiglio continuamente perché sono dell’idea che, quando si parla di attrezzatura, bisogna investire nella tecnologia reale e non nel marchio famoso.
Io li utilizzerò anche nella mia prossima gara, la 100 miglia Monviso del 23-25 luglio.
- Allora saremo sulla linea di partenza con te virtualmente! Concludiamo con una citazione alla quale ti ispiri.
Marco Olmo, ultramaratoneta e campione italiano, per noi dell’ultratrail è un mito; egli incarna il vero spirito e tutti i valori profondi dell’ultratrail all’insegna dell’umiltà e del sacrificio. A 48 anni è diventato campione del mondo vincendo l’Ultratrail du Mont Blanc. Ebbene in un suo libro ha scritto:
“Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più. Arrivano fino in fondo correndo molte ore in più di quelli che sono in testa. Arrivano fino in fondo anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo.”