Un salto virtuale a Baltimora, affascinante città del Maryland dalla grande tradizione culturale e intellettuale per incontrare Stefano Ruzza, trailrunner per passione e professione. Classe 1982, originario di Busto Arsizio (VA), Stefano si è trasferito con la moglie, ricercatrice, a Baltimora circa un anno fa e oggi è il coach di molti runner amatoriali su diverse distanze.
Stefano quando ti sei avvicinato al mondo del running?
Sono sempre stato uno sportivo, giocavo a calcio, ma nel 2004 la mia forma fisica risentiva un po’ dei bagordi giovanili, così mi sono avvicinato al mondo della corsa. Per una sfida con me stesso nel 2005 mi sono iscritto alla mia prima gara la Stramilano. L’adrenalina e l’emozione di quel giorno mi hanno convinto a continuare, è come se in quella corsa fosse nata tutta una passione che non sapevo di avere.
Oggi però sei un trailrunner…
Sì, in effetti dopo qualche anno ero stanco del cronometro e così ho provato con il trailrunning, scoprendo la mia infinita passione per questo mondo, che per me è diventato oggi uno stile di vita. Non dovevo più guardare l’orologio, ma concentrarmi sulle sensazioni del mio corpo assecondandone i ritmi naturali e vivendo l’esperienza elettrizzante dell’allenamento a contatto con la natura, fuori dai classici circuiti urbani.
La prima vittoria.
La prima in assoluto è stara la 100 km nel deserto della Namibia nel 2010, dove ho fatto il bis l’anno dopo, oltre alla 100 no-stop del Sahara. In Italia ho vinto due campionati italiani nel 2012 e 2013, più alcune classiche italiane, come le Porte di Pietra, il Gran Trail Rensen, il Morenic Trail, il Trail degli Eroi, la Maratona Alpina di Val della Torre, il Traillaghi XL, Oasi Zegna, oltre a svariati piazzamenti, anche in importanti gare internazionali.
I risultati di cui vai più fiero.
Sicuramente essermi piazzato al 7° posto in due delle gare più dure e competitive dell’ultratrail, l’UTMB 2018 e la Diagonale des Fous 2014. La Diagonale des Fous (letteralmente “diagonale dei pazzi”) è un percorso particolarmente duro e molto tecnico, di quasi 170 km, caratterizzato da foreste, cascate, scale infinite, circondato da vulcani e un’ambiente da “Jurassic Park”. L’UTMB è una gara avvincente e con una concorrenza incredibile, caratterizzata dai panorami mozzafiato del Monte Bianco, un percorso di 170 km che rappresenta un’avventura interiore, una sfida con se stessi, per superare i propri limiti mentali e fisici.
Tu sei ambassador dei prodotti IRONMAN–SPENCO e AKILEÏNE per inoutsport.it. Come hai conosciuto i loro prodotti?
Il 2015 è stato un anno piuttosto duro per me a livello fisico; ho corso i mondiali Trail ad Annemcy con una pessima prestazione. Soffrivo di fascite plantare, infiammmazioni varie ad alluce, metatarso, tendine d’Achille. Ho iniziato ad usare i plantari ortopedici nelle scarpe da lavoro (allora ero anche soccorritore nella Croce Rossa), ma per gli allenamenti avevo bisogno di plantari che fossero più flessibili e che mi aiutassero comunque ad allievare il dolore. Grazie al passaparola ho iniziato ad usare le solette Total Support. Con il tempo è iniziata una stretta collaborazione nonché un rapporto di amicizia e profonda stima reciproca con i ragazzi di inoutsport.
Quando usi le solette Total Support?
Sempre, sia in gara che in allenamento; mi alleno circa 2/3 ore al giorno con una media di 15/20 ore a settimana che diventano 30 quando mi preparo per una gara molto lunga. Senza le Total Support sarebbe impossibile reggere questi ritmi.
Che benefici riscontri con l’uso delle Total Support?
All’inizio mi hanno permesso di gestire il dolore e di recuperare più velocemente, con il tempo sono diventate essenziali. I plantari Total Support, infatti, sono dotati di una speciale struttura equilibrante per il supporto avanzato dell’arco plantare e di una profonda coppa per il tallone che riduce l’eccessivo movimento pronatorio e supinatorio. In tal modo viene favorito l’assorbimento delle onde d’urto e il controllo dell’energia di ritorno.
Usando le total Supoort non ho più sofferto di disturbi del piede, perché la protezione dalle onde d’urto durante l’impatto riduce il rischio di infortuni e microtraumi. Inoltre il piede non viene sovraccaricato e affaticato, quindi il recupero post-gara e post-allenamento è molto più veloce. Certo la fascite plantare latente e la conformazione del mio piede, caratterizzato dall’alluce valgo, mi danno problemi, ma con le solette Total Support riesco a gestire il dolore e la fatica nelle gare più dure, e generalmente riesco a conviverci senza particolari problemi, anzi, con notevoli benefici anche nella vita quotidiana.
Consiglieresti le total support? A chi?
Le consiglierei a tutti i trailrunner come me, sia in gara che in allenamento. Il trailrunning è una disciplina molto dura e faticosa, che sottopone gli arti inferiori a costanti sollecitazioni. Il percorso cambia continuamente, si corre su sentieri sterrati, accidentati e irregolari, con profili altimetrici da capogiro. È essenziale che il piede sia correttamente allineato con una forte stabilità della caviglia, per ridurre microtraumi e dolori. E senza un plantare specifico come le Total Support i rischi di infortuni aumentano.
È un periodo piuttosto difficile per lo sport; moltissime manifestazioni sportive sono state annullate. Speriamo di rivederti presto in una nuova avventura trail, Stefano!