- Le donne dell’antichità nello sport
Sin dall’antichità le donne sono state escluse dallo sport, ad eccezione della polis di Sparta, dove anche le donne seguivano un duro programma di esercizio fisico per mettere al mondo bambini forti, che un giorno sarebbero diventati ottimi soldati, e per essere in grado di difendere la città quando i loro uomini erano in battaglia.
Le donne erano escluse dai Giochi Olimpici; in verità per loro furono creati dei Giochi minori, dedicati alla dea Era, che consistevano in una corsa di circa 145/160 m. Più che veri e propri giochi essi rappresentavano un rito con il quale dimostravano di essere cresciute e di essere pronte per il matrimonio.
- Un lungo medioevo per le donne nello sport
Con l’avvento del Cristianesimo prima e del medioevo, poi, le donne praticamente furono escluse da qualunque attività sportiva per secoli, relegate in casa con l’unica occupazione di badare agli uomini e incarnare un ideale di donna debole, angelica e quasi malinconica
- L’ottocento un barlume di luce
Per vedere qualche cambiamento dobbiamo aspettare l’ottocento quando le donne dell’aristocrazia inglese e francese iniziarono a fare qualche gioco di movimento come il Badminton, costrette comunque in abiti piuttosto ampi che nascondevano le forme e le rendevano poco libere nei movimenti.
- La prima olimpiade moderna e l’esclusione delle donne
Le prime olimpiadi dell’era moderna si svolsero ad Atene nel 1896, le donne vi furono escluse, poiché secondo Pierre de Coubertin, barone francese, fondatore del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), la loro partecipazione sarebbe stata poco pratica, priva di interesse, antiestetica e scorretta.
- Le donne conquistano lo sport
Bisogna aspettare il 1900 a Parigi per vedere la prima olimpiade al femminile durante la quale una tennista inglese, Charlotte Cooper diventerà la prima campionessa olimpica, vincitrice di cinque titoli individuali. Durante questa olimpiade, anche se in modo non ufficiale, le donne presero parte a gare di tennis, croquet, vela e golf.
Da quel momento il ruolo e lo spazio della donna nel mondo dello sport crebbero moltissimo, nonostante le tante difficoltà, non da ultime quelle legate all’abbigliamento. Non esisteva ancora infatti un abbigliamento sportivo studiato per loro e di conseguenza devono arrangiarsi come possono, sempre rispettando i limiti che venivano loro imposti.
- E in Italia?
In Italia, già nel 1878 era consentito alle donne di praticare sport e veniva insegnato loro nelle scuole, ma fu solo durante il regime fascista che la presenza femminile nello sport divenne rilevante. Gli stessi fascisti ammiravano le donne atlete in quanto simbolo di uno stato in ascesa e di potenza che poteva contare su donne non solo madri di famiglia ma anche forti.
Ondina Valla è stata la prima atleta italiana a conquistare una medaglia d’oro olimpica negli 80 metri ad ostacoli alle Olimpiadi di Berlino del ’36. Il suo record è rimasto imbattuto fino al 2004. Era nata a Bologna il 20 maggio 1916 da una famiglia benestante ed era l’unica femmina dei sei figli. Il suo vero nome era Trebisonda – il padre aveva voluto chiamarla così in onore dell’antica città di Trapezunte, una città che secondo lui possedeva tutte le meraviglie, così come avrebbe dovuto averle la figlia. – ma per tutti era Ondina. Con le sue vittorie spezzò il legame esclusivo tra modello maschile e successo nello sport, diventando una leggenda per l’atletica italiana. Da quel momento in poi nulla sarebbe stato come prima per le giovani donne interessate all’atletica.
- Oggi
Nel corso degli anni, alle Olimpiadi, nonostante la discriminazione le donne vennero ammesse ad un numero sempre maggiore di discipline, grazie anche alle pressioni di numerose società sportive femminili europee; fino ad arrivare alle olimpiadi di Londra 2012, dove con l’introduzione della boxe femminile, non vi sono più sport che non vedono la partecipazione delle donne.
Tuttavia restano ancora forte il divario tra uomini e donne nello sport, tant’è che ancora oggi gli sport maschili sono più rilevanti sia economicamente che culturalmente rispetto a quelli femminili. Grandi passi sono stati fatti, ma ancora tanto è da fare per diffondere lo sport in rosa e far si che sia sullo stesso piano di quello maschile.
- L’evoluzione dell’abbigliamento sportivo femminile
Anche l’abbigliamento sportivo femminile è cambiato nel corso degli anni. Dagli orribili pantaloni a sbuffo pensati negli ultimi decenni dell’Ottocento per consentire alle donne di andare più liberamente in bicicletta o i castigatissimi costumi da bagno in lana degli inizi 900, ai capi moderni che sono talmente belli e funzionali da essere indossati anche in situazioni casual, di strada ne abbiamo fatta!
Se fino a qualche anno fa infatti le società di abbigliamento declinavano l’abbigliamento maschile in chiave rosa e misure più piccole per le donne, nel tempo hanno dovuto rispondere a nuove richieste ed esigenze delle importanti atlete che si imponevano sul panorama mondiale. Non bastava più il rosa; diventava fondamentale studiare un abbigliamento e un intimo dedicato alla figura femminile.
Oggi più che mai ci sono tantissime influencer atlete che vengono scelte dai brand più famosi per incarnare un nuovo modello di donna, forte, sicura di sé e dei propri diritti, stanca di combattere contro stereotipi e pregiudizi, e che porta avanti valori sani, salute, benessere, passione, sacrificio, impegno, sudore, grinta e dedizione. Il caso più famoso è sicuramente in Italia la pluricampionessa Federica Pellegrini, regina del nuoto, portabandiera della squadra italiana durante la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.
La strada per abbattere le differenze tra uomo e donna nello sport non è ancora del tutto compiuta, ma ne abbiamo fatta tanta. Intanto diamo un’occhiata ai tanti prodotti Inoutsport dedicati alle donne e alle Skinners, prodotto unisex, con le quali le nostre battaglie di genere saranno sicuramente più attive e a contatto con la natura.